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Il Vinitaly di quest’anno sarà ricordato per le polemiche sui vini dealcolizzati
Di qualcosa bisognava ben parlare. La polemica è insensata: basta chiamare le cose con il loro nome. Forse qualcuno protesta perché esistono le bevande a base di vino (vedi Sangria, Fragolino, Vermut).
Basterebbe correttamente chiamare questi prodotti “bevanda dealcolizzata a base di vino”. Poi ognuno consuma quanto il proprio gtusto o le proprie esigenze salutistiche consigliano o impongono.
Non sono un grande consumatore di birra (preferisco il vino) ma non disdegno, per dissetarmi, il bere della birra dealcolata. Quando lo faccio ne trovo piacere.
I senz’alcool all’estero sono diffusi ed esiste per loro un mercato. Ho avuto modo di assaggiarli e quanto ho assaggiato in alcuni casi era piacevole, in altri proprio no. La sfida sarà farli bene, che lascino la piacevolezza di un bere equilibrato nel gusto, senza residui zuccherini fastidiosi o acidità spente, senza freschezza.
Per quanto riguarda la mia visita, ridotta a due giorni, è stata utile la presenza di Donato Giangirolami, presso cui clienti e agenti hanno trovato la consueta ospitalità e la presentazione delle nuove annate dei bianchi, più l’anteprima del Cesanese, che verrà disponibile da settembre: è giusto lasciargli un periodo minimo di affinamento in bottiglia.
Presso Consorzi e Camere di commercio hanno trovato spazio molte delle aziende con cui collaboro, anche se alcune, con buone motivazioni, si sono orientate ad investire tempo e denaro in altre iniziative ed in fiere specifiche del loro trerritorio.
La novità assoluta è stata la presenza di Donna Viola, azienda storica e nel contempo moderna e dinamica nella sua giovane titolare Maria Viola Petroni. Degustati nuovamente i suoi vini, anche con colleghi, riscontrando le già risapute qualità. Una bella sfida da proporre.