Elaborato da: Assoenologi – Unione Italiana – Vini Ismea
Anche con la vendemmia 2021 prosegue la collaborazione tra Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, che uniscono le rispettive forze e competenze con l’obiettivo di fornire alle imprese italiane e alle amministrazioni dati utili nel definire politiche e azioni da mettere in campo. I dati vengono elaborati mettendo a sistema le rilevazioni dei rispettivi osservatori territoriali (le sezioni regionali di Assoenologi, le imprese socie di UIV e l’Ismea, che contribuisce con la propria rete e il confronto con l’Ufficio Vitivinicolo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali).
Per la vendemmia 2021 si stima, a partire dai dati raccolti a fine agosto, una produzione nazionale di vino di 44,5 milioni di ettolitri, in calo del 9% rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione). Come sempre questo risultato è, al momento, la media di una forbice che oscilla tra un minimo di 43,7 ed un massimo di 45,3 milioni di ettolitri, ma saranno cruciali le condizioni meteo delle prossime settimane per definire meglio il quadro produttivo. Sarà, infatti, una vendemmia di grande apprensione a causa degli ormai persistenti mutamenti climatici e di un andamento meteorologico molto incerto, che può creare anche in territori limitrofi importanti differenze qualitative e quantitative, dopo una stagione caratterizzata dalle gelate primaverili, che hanno colpito molti areali soprattutto del Centro Nord, seguite da un’estate particolarmente calda e siccitosa dove non sono mancati forti temporali, accompagnati da importanti manifestazioni grandinigene.
Le problematiche legate alle sempre più mutevoli e imprevedibili condizioni climatiche impongono un più attento monitoraggio da parte dei vignaioli e degli enologi, con particolare attenzione alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari anche per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori.
A questo si affianca il grande entusiasmo con cui ogni anno si affronta questo periodo ai fini della migliore valorizzazione dei futuri vini, ormai primi ambasciatori dei nostri territori.
Un tale livello produttivo, comunque, permette all’Italia di restare leader mondiale davanti a Spagna e Francia: la prima non dovrebbe superare i 40 milioni di ettolitri, mentre la seconda sconta un andamento climatico particolarmente avverso a partire dalle intense gelate primaverili. Questa campagna produttiva, peraltro, arriva in un momento molto importante per il settore che, dopo le problematiche legate alla pandemia, può cominciare a guardare al futuro con più ottimismo, grazie alla riapertura dell’Horeca, alla ripresa del turismo e a un buon ritmo di consegne oltre i confini nazionali. Volendo fare una sintesi rispetto alle diverse aree geografiche del Paese, si osserva una flessione piuttosto generalizzata, con pochissime eccezioni, ma con differente intensità delle riduzioni.
Partendo dal Nord Ovest si stimano flessioni nell’ordine del 10% per il Piemonte e la Liguria, mentre in Lombardia le perdite sembrano essere del 20%. Contenute, invece, le perdite per la Valle d’Aosta. Passando a Nord Est, si hanno riduzioni più limitate in Veneto e Friuli VG (-7%), rispetto al -10% del Trentino Alto Adige e al -15 dell’Emilia Romagna. Nel Centro Italia particolarmente importante sembra il calo della Toscana (-25%), duramente colpita dalle gelate di aprile, con le altre regioni limitrofe che comunque accusano perdite rilevanti a partire dal -18% dell’Umbria, accompagnate dal -13% delle Marche e dal -10% del Lazio. A Sud la situazione è più variegata con Sicilia, Calabria e Campania che addirittura segnano incrementi produttivi, mentre la riduzione della Puglia è 2 decisamente contenuta e sotto la media nazionale e quella dell’Abruzzo si attesta al -18%. Molise e Sardegna, invece, fanno registrare -15%, mentre la flessione della Basilicata si ferma al -10%.
Le stime quantitative sono riferite alla situazione riscontrata nell’ultima decade di agosto, vale a dire quando la quasi totalità dell’uva era ancora sulle piante. Se i mesi di settembre e ottobre decorreranno positivamente, le stime qui riportate potranno essere confermate.
Il Veneto, in base ai primi dati rilevati, mantiene il primato e si consolida la regione italiana più produttiva con quasi 11 milioni di ettolitri, seguito dalla Puglia (8,5), dall’Emilia Romagna (6,7) e dalla Sicilia (3,9). Queste quattro regioni insieme nel 2021 produrranno circa 26 milioni di ettolitri, ossia circa il 60% di tutto il vino italiano. VENDEMMIA 2021: BUONE ASPETTATIVE NONOSTANTE LE ANOMALIE DEL METEO Anche quest’anno non sono mancati eventi climatici di inusuale ed eccezionale portata.
Dopo un autunno e un inverno caratterizzati da temperature nella norma e buona piovosità, si sono presentate la primavera e l’estate con grande imprevedibilità. Ad aprile un’ondata di gelo ha colpito i vigneti in molte zone, danneggiando molti germogli ormai già ben sviluppati, limitando così la futura fruttificazione. Un lungo periodo di siccità, che ancora persiste, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia, che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo. I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio ed agosto, di provvidenziali piogge, anche se spesso sono state, in alcune zone, accompagnate da grandinate, che hanno ridotto il potenziale produttivo.
La variabilità meteorologica genera apprensione sulla tenuta qualitativa delle uve, anche se ad oggi lo stato sanitario delle stesse si presenta generalmente buono, con rari problemi di attacchi di peronospora e oidio, circoscritti e ben gestiti con opportuni trattamenti.
Andamento climatico e vegetativo: analizzando più nel dettaglio le varie fasi vegetative, si registra un inverno caratterizzato da temperature nella norma e abbondanti piogge, che hanno permesso di accumulare una buona riserva idrica in quasi tutto il territorio. La primavera ha fatto registrare temperature tendenzialmente sotto la media nazionale, ma lo sviluppo fenologico della vite era ovunque regolare. I problemi sono sopraggiunti durante il repentino abbassamento delle temperature ad aprile e le relative gelate del 7, 8 e 15 aprile, con minime scese anche oltre -4 °C, che hanno interessato soprattutto il Nord Italia, le aree di Toscana, Lazio, Umbria, il versante adriatico, alcune zone della Puglia e la Sardegna. Sono poi giunti alcuni fenomeni temporaleschi importanti – con presenza di grandine – a luglio, congiuntamente all’innalzamento delle temperature e una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, raggiungendo l’apice nel mese di agosto, tanto che la colonnina del termometro ha fatto registrare valori al di sopra dei 40°C. Con tali premesse, le viti hanno sofferto anche di stress idrico, per cui si prevede in generale una diminuzione quantitativa, proprio a causa di rese minori. Si registra in diverse zone, dalla fine di agosto, una buona escursione termica tra giorno e notte e un tasso di umidità che sta ristabilendo l’equilibrio idrico, migliorando le condizioni per la maturazione finale delle uve.
Dal punto di vista vegetativo e fitosanitario, a ridosso dell’inizio della vendemmia, la situazione del vigneto italiano appare buona. Per quanto riguarda la fenologia riproduttiva, la fase di fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2001-2020 al Sud, mentre si evidenziano ritardi di 4-6 giorni al centro e di 6-10 giorni al Nord. Tali ritardi sono frutto delle anomalie termiche negative registrate nei mesi di aprile e maggio ed è presumibile che tali scostamenti si manterranno fino alla fine della vendemmia. I punti cruciali dell’annata in corso si ritrovano innanzitutto nelle gelate di aprile, con danni che sono inizialmente apparsi molto importanti; poi alcuni vigneti, dove lo stato vegetativo era ancora all’inizio, hanno ripreso in modo abbastanza regolare, ma a livello produttivo ci sono differenze da zona a zona e anche da vigneto a vigneto. In molte aree colpite, infatti, i danni sono stati importanti e non hanno permesso una nuova germogliazione, mentre in altre le perdite sono state parzialmente riassorbite. Qualche ulteriore problema si è verificato per l’altalenante andamento climatico di giugno e luglio, quando si sono verificati importanti fenomeni temporaleschi, accompagnati da grandinate eccezionali, in particolare nel Nord Est. Allo stesso tempo si rilevano scarse risorse idriche e picchi eccezionali di temperature nel centro Italia, soprattutto nell’area toscana e nel Sud, soprattutto nel Salento e in Sicilia. Alla prima settimana di settembre, si stima che l’uva raccolta sia circa il 25% del totale.
Anche quest’anno la prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia a fine luglio, con la raccolta delle uve Chardonnay per le basi spumante e Pinot Grigio, seguita da Puglia e Lombardia con la Franciacorta e l’Oltrepò per le basi spumante.
A metà agosto è iniziata la raccolta anche per i vitigni a bacca bianca in Abruzzo, in Umbria con le varietà precoci quali Chardonnay e Pinot Grigio e in Emilia con le basi spumante.
Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre, nella maggior parte delle regioni italiane, si sono svolte le operazioni di vendemmia per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon).
Il pieno della raccolta in tutt’Italia si stima sarà quest’anno posticipato rispetto alle ultime annate all’ultima decade di settembre, per concludersi verso la fine di ottobre se non agli inizi di novembre, con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna.
Dai primi riscontri analitici, si evidenziano delle gradazioni medio alte, con qualche criticità sul rapporto zuccheri/acidità. Particolare attenzione andrà rivolta ai tenori polifenolici delle uve a bacca rossa, buoni i potenziali aromatici delle uve a bacca bianca.
Mercato: prezzi, consumi ed export Passato l’inverno, la tensione si è allentata e la tenacia del settore si è vista nel recupero dell’export e nella maggior dinamicità della domanda che ha portato gli ultimi mesi a veder crescere i listini di tutti i segmenti di mercato anche grazie alla prospettiva di una minor produzione per la vendemmia 2021. Certo la sintesi dei prezzi dell’intera campagna 2020/21 vede, secondo l’indice Ismea, i prezzi in flessione complessivamente del 3% sulla campagna precedente, con i vini comuni scesi del 2% e le Dop del 4%. Ma vanno anche posti all’attenzione segnali positivi a partire dal sensibile recupero tra marzo e maggio delle esportazioni e quindi dei listini. L’inizio della nuova campagna, inoltre, vede aumenti nelle prime contrattazioni delle uve e, anche se prematura, la domanda che gli operatori si pongono è se questi aumenti potranno essere trasferiti a valle della filiera.
La domanda interna regge, sebbene dopo la riapertura dell’Horeca si sia avuta una leggera, ma inevitabile, frenata degli acquisti nei format della GDO. Le mutate abitudini di consumo, fanno sì che gli acquisti presso tali format siano comunque superiori a quelli del 2019, segno che si apprezza sempre più il bere a casa e soprattutto si è disposti a spendere di più, visto che è anche cambiato il paniere degli acquisti di vino, con incrementi per i vini DOP e flessioni per i vini comuni.